Sei sicuro che ciò che ricordi sia davvero ciò che è successo?

Hai mai ripensato a un episodio della tua vita, raccontandolo a qualcuno, e poi ti sei accorto che, forse, alcuni dettagli erano diversi da come li avevi vissuti? Oppure che il ricordo sembrava più vivido o sfumato, a seconda del tuo stato d’animo? Ecco, Lev Vygotskij, uno dei più brillanti psicologi del XX secolo, aveva un’idea affascinante: la memoria non è statica, ma fluida, e cambia in base al linguaggio e alle emozioni con cui la raccontiamo o la riviviamo.

Lev Vygotskij: Una vita tra linguaggio, cultura e psicologia

Chi era quest’uomo che osò ribaltare l’idea di memoria come una fotografia immutabile? E come ha potuto sviluppare teorie così innovative in un periodo storico difficile, sotto il rigido controllo politico dell’Unione Sovietica?

Un giovane con domande più grandi di lui

Lev Vygotskij nacque nel 1896 a Orša, in una famiglia ebraica colta e numerosa. Immagina un ragazzino circondato da fratelli, libri, discussioni filosofiche e una fervida curiosità verso il mondo. I suoi genitori, nonostante le limitazioni politiche e culturali del tempo, fecero di tutto per offrirgli un’istruzione di prim’ordine. Questo ambiente stimolante divenne il terreno fertile per il suo spirito critico e la sua passione per la conoscenza.

Fin da piccolo, Vygotskij aveva una mente insaziabile, sempre pronta a mettere in discussione ciò che gli veniva detto. Amava le storie e, come molti bambini, si lasciava affascinare dalla narrazione. Ma per lui non si trattava solo di ascoltare: voleva capire come le parole potessero dare vita ai ricordi, come un racconto potesse modificare l’emozione legata a un evento.

Linguaggio e memoria: un legame indissolubile

Ti è mai capitato di trovare difficile ricordare qualcosa finché non trovi le parole giuste per descriverlo? Questo fenomeno era al centro delle riflessioni di Vygotskij. Secondo lui, il linguaggio è lo strumento con cui costruiamo i nostri ricordi. Quando raccontiamo un evento, le parole che scegliamo non sono neutrali: esse plasmano il ricordo, lo rafforzano o lo trasformano.

Ma non è tutto. Per Vygotskij, anche le emozioni giocano un ruolo fondamentale: i ricordi che associamo a sentimenti forti (positivi o negativi) tendono a essere più vividi. E il nostro stato emotivo nel momento in cui ricordiamo può cambiare completamente il “colore” del ricordo. Un litigio banale di anni fa, ad esempio, potrebbe sembrarti oggi meno grave o, al contrario, più drammatico, a seconda del tuo umore attuale.

Una vita controcorrente: tra passione e ostacoli

Ma come arrivò a queste intuizioni? Non fu un percorso semplice. Vygotskij visse in un periodo di grandi sconvolgimenti politici. La Rivoluzione Russa del 1917 e il successivo regime sovietico posero enormi limiti alla libertà di ricerca e di pensiero. Eppure, Vygotskij, grazie alla sua straordinaria determinazione e al supporto di una comunità intellettuale altrettanto appassionata, riuscì a emergere.

Un momento cruciale fu il suo intervento al Secondo Congresso di Neuropsicologia a Leningrado nel 1924. Qui presentò un’idea rivoluzionaria: la psicologia non può limitarsi a studiare il cervello in isolamento; deve considerare l’individuo immerso nella sua cultura e nel suo contesto sociale. Questo discorso catturò l’attenzione di molti, e Vygotskij fu invitato a lavorare a Mosca, dove avrebbe sviluppato le sue teorie più importanti. Magari, per queste, vi farò un altro articolo….

Purtroppo, la vita di Vygotskij fu breve: morì nel 1934 a soli 37 anni, a causa della tubercolosi. Ma la sua eredità continua a influenzare la psicologia, la pedagogia e la neuropsicologia. Le sue idee ci ricordano che il modo in cui pensiamo, ricordiamo e impariamo non è solo frutto della biologia, ma anche del linguaggio, della cultura e delle relazioni.

Le esperienze di Lev Vygotskij – dalla sua infanzia in una famiglia intellettuale alla sua attività di insegnante e studioso in un’epoca di grandi cambiamenti – hanno plasmato la sua convinzione che il linguaggio, la memoria e il pensiero siano inseparabili. Il suo lavoro ci ricorda che la nostra mente non è solo un prodotto biologico, ma un mosaico di storie, relazioni e significati costruiti nel tempo.

E tu, come racconti i tuoi ricordi?

La prossima volta che ripensi a un evento passato, fermati un momento.

  • Chiediti: quali parole sto usando per descriverlo?
  • Come mi sento in questo momento?

Forse scoprirai che, senza accorgertene, stai riscrivendo la tua storia. E in fondo, come ci ha insegnato Vygotskij, non siamo mai prigionieri del nostro passato: abbiamo sempre il potere di reinterpretarlo e dargli un nuovo significato.

Immagine di Manuela Ascari

Manuela Ascari

Trasformo idee in favole.
Laureata in pedagogia e scienze tecniche psicologiche, esperta in PNL, ipnosi Eriksoniana e Costellazioni Familiari Sistemiche.